Hai fatto caso al fatto che ci sono sempre più persone che, alla domanda “come va?” rispondono con parole del tipo “incasinatissimo”, “pieno di lavoro quindi bene”, “presissimo” e via dicendo? La sensazione è che, per molte persone, l’essere occupato sia la condizione preferibile. Non stai “bene”, no, sei occupato. Il problema è che essere occupati molto spesso non è un bene. Pensiamo alla genitorialità: quando non si trova il tempo per leggere una fiaba ai propri bimbi, quando non si riesce a passare del tempo libero con la famiglia, quando non si riesce a vedere le partitelle o i saggi dei figli… ma pensiamo anche a tutti gli hobby dimenticati, al riposo che è diventa un ricordo, allo stress accumulato.

Ma non deve essere per forza così. È bene partire dal presupposto che, nella maggior parte dei casi, l’essere occupato è una scelta, una decisione più o meno consapevole che può essere riconsiderata. Ed è bene capire subito, adesso, che l’essere perpetuamente occupati, incasinatissimi, non è affatto un’ideale a cui tendere, non è una cosa da sbandierare con orgoglio: se ti tocca lavorare tutti i giorni fino a sera, se non riesci a ritagliarti un fine settimana per stare con i tuoi cari, probabilmente non sei capace di organizzare il lavoro!

Ecco allora che è bene cercare di rivedere le proprie priorità, e di eliminare una parte degli elementi della nostra vita che risucchiano il nostro tempo. Da quel momento sarà più facile ritagliarsi dei momenti da dedicare solamente a sé stessi: 5 minuti al mattino prima di andare a lavoro, 5 minuti di più alla pausa pranzo, per pensare, per meditare o per riposare. Sarà più facile imparare a dire qualche no, e sarà facile trovare spazio per stare con i propri cari, e per stare “bene” davvero.

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