Il minimalismo è libertà. Si, lo so, detta così potrebbe sembrare un po’ una cosa pretenziosa. In effetti questa frase sembra uscita dalla bocca di qualcuno che potrebbe starsene a un incrocio, con i vestiti laceri, lo sguardo estatico e un cartello che ci avvisa che la fine è vicina.

Eppure mi sento di ripeterlo: il minimalismo è libertà. Pensaci un po’: non ci sono dubbi che la società in cui viviamo sia fondata sulle regole del consumismo, il quale, semplificando al massimo, è strutturato in modo da non far sentire mai soddisfatti e appagati i consumatori, ovvero qualsiasi persona sulla faccia della terra. Solo così questo sistema – non proprio il migliore tra quelli possibili, da questo punto di vista – può andare avanti, alimentando sé stesso, spingendoci ogni giorno a fare di più, a lavorare di più, per guadagnare di più e comprare di più, quando invece possediamo già tutto quello che ci serve per soddisfare le nostre esigenze essenziali.

Il minimalismo ci insegna a liberarci di questi “obblighi” che sentiamo come nostri, ma che invece risultano calati dall’alto, e ci invita a fare a meno del superfluo, sottraendo il valore a tutto quello che non è essenziale, per aggiungerlo invece alla nostra vita vera.

Nel momento in cui ci si rende conto di non aver per forza bisogno dell’ultimissimo modello di smartphone, nelle vacanze sull’isola più trendy del momento o delle ultime sneakers firmate da centinaia di euro, ecco, in quel momento ci si sente decisamente un po’ più liberi, liberi di investire la propria attenzione, il proprio tempo, le proprie risorse e il proprio impegno in qualcosa che ci può appagare davvero, all’interno di una vita più semplice.

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