Qual è l’esatto opposto del minimalismo? Il massimalismo, ovviamente. E, come accade talvolta quando si parla di atteggiamenti del tutto contrari, proprio il massimalismo potrebbe essere usato per dimostrare in modo lampante quelli che sono i benefici e i vantaggi del minimalismo.

Storicamente parlando, il massimalismo è una corrente del mondo dell’architettura e dell’arte, tesa ad abbracciare i più diversi stimoli e a saturare gli spazi con elementi, forme e colori. Ma oggi questo termine viene usato soprattutto per indicare la tendenza a mostrare e a esporre tutto quello che si possiede. E lo si fa attraverso i social: ormai su Instagram e simili spopolano gli account di persone che ostentano tutti i loro averi nelle immagini postate quotidianamente. Non si tratta del classico influencer wannabe che si fotografa mostrando orologio, automobile, giacca firmata, villa sullo sfondo e borsetta haute couture facendo entrare tutto in un singolo scatto. Parliamo invece di tutte quelle persone che, esasperando l’estetica dell’eccesso, fotografano i propri appartamenti che “vomitano” oggetti e beni, svuotando gli armadi per mettere tutto in mostra.

In questo senso il massimalismo è l’esposizione quasi patologica dell’accumulo, con stanze piene di arredi, di vestiti esposti, di oggetti ammucchiati, senza nessuno spazio libero, senza nessuna logica apparente.

Da dove nasce questo moderno massimalismo? L’origine, come indicato da diversi studiosi, è nel periodo della pandemia, nelle settimane di lockdown, quando le abitazioni sono diventate per moltissimi delle prigioni domestiche, da riempire oltre ogni buon senso per colmare “il vuoto” che si sentiva dentro. Le varie piattaforme social hanno fatto il resto.

Ma accumulare, mostrare e accumulare ancora oggetti non è forse un modo malato per fuggire dai problemi esterni in modo artificioso, nonché potenzialmente caotico, costoso e del tutto insostenibile?

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